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LA STORIA

La camerata di Cremona debutta il 16 aprile 1961 al Teatro Ponchielli, diretta da Ennio Gerelli, con al primo violino Giulio Franzetti. Fu un debutto eccezionale, come eccezionale ne fu l’occasione, il ricordo del fondatore dell’Accademia Musicale Cremonese Marco Brasi, purtroppo scomparso.
Il Maestro Gerelli guida poi l’ensamble nel difficile percorso di diffusione delle sofisticate sonorit onteverdiane, riscuotendo straordinari successi.
Sempre sotto la direzione del maestro Gerelli, nel 1968, la Camerata passa sotto la direzione di Gianfranco Carutti. È un momento straordinario, che prelude ad un periodo altrettanto straordinario: sotto la presidenza dell’”Ingegnere”, la Camerata di Cremona comincia la scalata ai piegnativi e ambiziosi traguardi internazionali, riscuotendo una serie di meritati successi, con la direzione che passa nel ’70 ad Agostino Orizio, poi a Angelo Campori, a Tullio Stefani ed infine, nel 1982, per scelta del Presidente Carutti che ne intuisce classe e talento, al giovane cremonese Marco Fracassi.
Da allora, sotto la brillante direzione di Fracassi, la Camerata di Cremona conferma i successi e ottiene nuovi consensi in Italia e nel mondo.

La Camerata, breve storia di un mito
È il 1958. A soli 54 anni scompare il musicista Marco Brasi, fondatore e direttore dell’Accademia musicale cremonese. Il complesso, nato nel ’51, si componeva di prestigiosi strumentisti che, sotto la guida del grande violinista, eseguivano una decina di concerti l’anno, tenendo alta l’immagine musicale della nostra città. A un anno dalla scomparsa di Marco Brasi ha luogo un concerto commemorativo diretto da un altro grande musicista cremonese: Ennio Gerelli. In questa occasione al comitato cittadino per le attività artistiche culturali nasce l’idea di dare a Cremona una nuova, grande formazione orchestrale, di alto livello professionale, che prende il nome di Camerata di Cremona. Ad essa sarà affiancata anche un’altra importante iniziativa: formare un centro di specializzazione musicale per giovani diplomati. L’idea si realizza e il compito viene affidato a una grande esperto: il maestro Giulio Franzetti che poi diventerà primo violino del teatro alla Scala.
Il 13 aprile ’61, al teatro Ponchielli, si tiene il concerto di presentazione della Camerata con Franzetti primo violino. A dirigerlo colui che ne diventerà il grande leader: Ennio Gerelli.
Diplomato in violino, composizione e polifonia vocale, il maestro si è dedicato fin da giovane all’attività direttoriale. Grande talento, è giunto alla fama internazionale alla guida dell’orchestra esclusivamente femminile dell’Angelicum di Milano. Sotto la sua direzione la Camerata giunge ben presto ai traguardi più ambiti della notorietà mondiale.
Italo Pestoni, da tanti ani segretario della Camerata, racconta delle memorabili esecuzioni che si susseguirono, fra le quali basterà ricordare l’Incoronazione di Poppea di Monteverdi, al festival di Baalbeck, in Libano e ripetuta l’anno dopo ad Atene.
Istituito poi anche un complesso corale, nel 1967 la Camerata ottiene un grande riconoscimento. Il Comitato nazionale per le Celebrazioni Monteverdiane, in occasione del quarto centenario della nascita del musicista, la invita ad eseguire canzoni, scherzi, madrigali, il Ballo delle Ingrate, il combattimento di Tancredi e Clorinda e l’Incoronazione di Poppea in tre concerti al Ponchielli e musiche sacre in Cattedrale.
È nel ’68 che, nella vita della Camerata, avviene qualcosa di molto importante. Dopo le gestioni Lomabrdi, Trucco e Marini (veri pionieri dell’iniziativa) arriva alla presidenza un uomo che, con il suo carisma e la sua dedizione, influirà notevolmente sui destini del sodalizio; un uomo che, in quasi trent’anni di permanenza al vertice, si è fatto padre, anima, centro motore della Camerata: Gianni Carutti. Il nuovo presidente da subito grande impulso alla istituzione, sorretto dall’entusiasmo e dalla tenacia che gli sono congeniali, oltre che dalla sua peculiarità di grande cultore dell’arte. Fra le tante affermazioni che segnano la sua gestione ricordiamo le rappresentazioni in costume nel teatro di Versailles e la partecipazione al Festival di Aix en Provence. Questa, purtroppo, fu l’ultima apparizione di Ennio Gerelli alla direzione. Nel ’70, infatti, scompare la “prima bacchetta” della Camerata.
Dopo la sua morte si susseguono alla direzione Agostino Orizio, Angelo Campori e Tullio Stefani e, nell’82, la bacchetta passa definitivamente nelle mani del cremonese Marco Fracassi che tuttora la usa con rara maestria.
È un altro momento magico: il presidente-mecenate intende riproiettare nel mondo una grande immagine della Camerata dopo il periodo gerelliano.
Carutti comincia a dar corpo al suo progetto, oggi divenuto consuetudine, dei grandi concerti all’estero. Ecco le “tournées” in Austria (Vienna), Olanda (Maastricht), Francia (Parigi St. Germain), Germania (Amburgo e Lubecca), di nuovo Austria (Salisburgo) e poi, nel ’94, a New York. Carutti ha voluto portare i suoi musicisti ad esibirsi nella Cattedrale di St. Patrick nel momento in cui coincidevano due grandi momenti della sua vita: le nozze d’oro con la moglie Magda e quelle d’argento con la Camerata.
Dopo New York i successi continuano: ad Atene, nell’Auditorium dell’American College, e di nuovo a Parigi nella Basilica di St. Eustache, poi in Tunisia nel grande anfiteatro di El Jem, quindi a Praga e a Brno, capoluogo della Moravia. Istanbul e Il Cairo appartengono all’attualità.
In tutti questi anni Carutti ha saputo improntare i rapporti alla più bella, schietta amicizia. Beghe e rivalità tipiche degli ambienti artistici qui non trovano spazio. Infine, sapendo quanto siano profondi i reciproci vincoli affettivi che legano il presidente Carutti e i suoi “bambini”, non si può fare a meno di parlarne. Si tratta di strumentisti e di coristi che, in genere, hanno visto la Camerata fin dalla sua nascita collaborandovi, in tempi e modi diversi, ma sempre e comunque con grande entusiasmo e dedizione. Alcuni di essi conservano vivo il ricordo del maestro Gerelli e degli episodi di vita artistica vissuti con il grande “Leo”. Comunque tutti i “bambini”, noti anche per la loro ormai matura età, hanno dedicato alla Camerata del loro Gianni capacità, entusiasmo e sensibilità musicale affinché la stessa potesse operare in ambiti sempre più vasti e prestigiosi. Si tratta dei violinisti Gino Nazzari, Italo Pestoni, Mario Zanacchi, del pianista Piergiorgio Frati, dei coristi Renzo Ghisolfi, Guido Rodope, Fausto Dalla Noce, Gianfranco Ferrari, Ernesto Cocchetti e della cantante Masako Tanaka Protti.